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castello s’arrendé a patti, salve le persone: i quali non fu-
rono loro attesi, perché i Pistolesi andarono presi.
Il Montale, per trattato tenea con chi v’era dentro
messer Pazino de’ Pazi, quivi vicino, a Palugiano, fu da-
to per fiorini 3000 n’ebbono da’ Fiorentini, e fu disfatto.
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Carlo di Valois parte di Firenze per la impresa di Sicilia. Perse-
cuzione de’ Neri contro gli usciti Bianchi, i quali si rifugiano in
Arezzo presso Uguccione della Faggiuola, in Forlì, in Siena.
Letteratura italiana Einaudi
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Dino Compagni - Cronica delle cose occorrenti ne’ tempi suoi
Loro disavventura al castello di Piantavigne (1302, aprile - giu-
gno).
I Neri di Firenze, volendo più tosto la città guasta che
perdere la signoria, partito messer Carlo di Valos che
n’andò in Puglia per fare la guerra di Cicilia, si misono a
distruggere i loro aversari in ogni modo.
I Bianchi n’andarono ad Arezo dove era podestà
Uguccione dalla Faggiuola, antico ghibellino, rilevato di
basso stato. Il quale, corrotto da vana speranza datali da
papa Bonifazio, di fare uno suo figliuolo cardinale, a sua
petizione fece loro tante ingiurie, convenne loro partirsi.
E buona parte se ne andorono a Furlì, dove era vicario
per la Chiesa Scarpetta degli Ordalaffi, gentile uomo di
Furlì.
A parte bianca e ghibellina accorsono molte orribili
disaventure. Egli aveano in Valdarno un castello in
Pian di Sco, nel quale era Carlino de’ Pazi con LX ca-
valli e pedoni assai. I Neri di Firenze vi posono l’asse-
dio. Dissesi che Carlino li tradì per denari ebbe; il per-
ché i Neri vi misono le masnade loro, e presono gli
uomini, e parte n’uccisono, e il resto feciono ricompe-
rare: e fra gli altri, uno figliuolo di messer Donato di
messer Alberto Ristori, chiamato Alberto, feciono ri-
comperare lire IIjm. E due degli Scolari, e due Bogole-
si, e uno de’ Lanberti, e uno de’ Migliorelli, feciono im-
piccare, e alcuni altri.
I Ghibellini e Bianchi, che erano rifuggiti in Siena,
non si fidavano starvi, per una profezia che dicea: «La
lupa puttaneggia», ciò è Siena, che è posta per la lupa; la
quale quando dava il passo, e quando il toglieva. E però
diliberarono nonne starvi.
Letteratura italiana Einaudi
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Dino Compagni - Cronica delle cose occorrenti ne’ tempi suoi
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I Bianchi e i Ghibellini, aiutati dagli Ubaldini e da’ Pisani,
guerreggiano in Mugello (estate del 1302). Seconda sventura,
per imprudenza d’uno della parte (...gennaio 1303).
Con l’aiuto degli Ubaldini, i Bianchi e Ghibellini co-
minciorono guerra in Mugello; ma prima vollono esser
sicuri di loro danni. E i Pisani li sicurorono: ma Vannuc-
cio Bonconti pisano tenea per moneta con Parte nera; e
però da lui niuno aiuto ebbono o favore.
Messer Tolosato degli Uberti, tornato di Sardigna,
sentendo questa discordia, s’acconciò co’ Pisani, e soc-
corse parte ghibellina, e in Bologna e in Pistoia perso-
nalmente fu; e molti altri della casa degli Uberti. I quali
più di XL anni erano stati rubelli di loro patria, né mai
merzè né misericordia trovorono; stando sempre fuori
in grande stato; e mai non abbassorono di loro onore,
però che sempre stettono con re, e con signori stettono,
e a gran cose si dierono.
La Parte nera passò l’alpe; ville e castella arsono; e fu-
rono nel Santerno, nell’Orto degli Ubaldini, e arsollo. E
niuno con arme si levò alla difesa! Che s’eglino avessono
tagliati pur de’ legni che v’erano, e messigli in terra e in-
traversati agli stretti passi, dei loro adversarii niuno ne
sarebbe canpato.
Ebbono i Bianchi una altra ria fortuna, per simplicità
d’uno cittadino rubello di Firenze, chiamato Gherardi-
no Diedati: il quale stando in Pisa e confidandosi ne’
consorti suoi, scrisse loro che i confinati stavano in spe-
ranza di mese in mese essere in Firenze per forza; e così
scrisse a alcuno suo amico. Le lettere furono trovate: il
perché due giovani suoi nipoti, figliuoli di Finiguerra
Diedati, e Masino Cavalcanti, bel giovane, furono presi,
e tagliata loro la testa; e Tignoso de’ Macci fu messo alla
Letteratura italiana Einaudi
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Dino Compagni - Cronica delle cose occorrenti ne’ tempi suoi
colla, e quivi morì; e fu tagliato il capo a uno de’ Ghe-
rardini. De’ quanto fu la dolorosa madre de’ due figliuo-
li ingannata! che con abbondanza di lagrime, scapiglia-
ta, in mezo della via, ginocchione si gittò in terra innanzi
a messer Andrea da Cerreto giudice, pregandolo con le
braccia in croce per Dio s’aoperasse nello scampo de’
suoi figliuoli. Il quale rispose, che però andava a palazo:
e di ciò fu mentitore, perché andò per farli morire. Pe’
sopradetti malifici i cittadini che aveano speranza che la
città si riposasse, la perderono; però che fino a quel dì
non era sparto sangue, il perché la città posare non do-
vesse.
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Terza disavventura de’ Bianchi, respinti dalla spedizione di
Puliciano tentata insieme coi Ghibellini. Ne rimangono presi e
morti: il che rafforza e assicura l’amicizia tra Ghibellini e Bian-
chi (1303, febbraio, marzo...).
La terza disaventura ebbono i Bianchi e Ghibellini (la
quale gli accomunò, e i due nomi si ridussono in uno)
per questa cagione: che essendo Folcieri da Calvoli po-
destà di Firenze, i Bianchi chiamorono Scarpetta degli
Ordalaffi loro capitano, uomo giovane e temperato, ni-
mico di Folcieri. E sotto lui raunorono loro sforzo, e
vennono a Pulicciano apresso al Borgo a San Lorenzo,
sperando avere Monte Accenico, edificato dal cardinale
degli Ubaldini, messer Attaviano, con tre cerchi di mu-
ra. Quivi s’ingrossorono con loro amici, credendo pren-
dere Pulicciano, e quindi venire alla città. Folcieri vi ca-
valcò con pochi cavalli. I Neri v’andorono con grande [ Pobierz całość w formacie PDF ]
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