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to quanto lo nuovo raunamento d avere appo alcuno?
Lo quale raunamento nuovi desiderii discuopre, a lo fi-
ne de li quali sanza ingiuria d alcuno venire non si può.
E che altro intende di meditare l una e l altra Ragione,
Canonica dico e Civile, tanto quanto a riparare a la cupi-
ditade che, raunando ricchezze, cresce? 10. Certo assai
lo manifesta e l una e l altra Ragione, se li loro comincia-
menti, dico de la loro scrittura, si leggono. Oh com è
manifesto, anzi manifestissimo, quelle in accrescendo
essere del tutto imperfette, quando di loro altro che im-
perfezione nascere non può, quanto che accolte siano! E
questo è quello che lo testo dice. 11. Veramente qui sur-
ge in dubbio una questione, da non trapassare sanza far-
la e rispondere a quella. Potrebbe dire alcuno calunnia-
tore de la veritade che se, per crescere desiderio
acquistando, le ricchezze sono imperfette e però vili, che
per questa ragione sia imperfetta e vile la scienza, ne
l acquisto de la quale sempre cresce lo desiderio di quel-
la: onde Seneca dice: «Se l uno de li piedi avesse nel se-
pulcro, apprendere vorrei». 12. Ma non è vero che la
scienza sia vile per imperfezione: dunque, per la distru-
zione del consequente, lo crescere desiderio non è ca-
gione di viltade a le ricchezze. Che sia perfetta, è mani-
festo per lo Filosofo nel sesto de l Etica, che dice la
scienza essere perfetta ragione di certe cose. 13. A que-
sta questione brievemente è da rispondere; ma prima è
da vedere se ne l acquisto de la scienza lo desiderio si
sciampia come ne la questione si pone, e se sia per ragio-
ne. Per che io dico che non solamente ne l acquisto de la
Letteratura italiana Einaudi 164
Dante Alighieri - Convivio
scienza e de le ricchezze, ma in ciascuno acquisto l uma-
no desiderio si sciampia, avvegna che per altro e altro
modo. 14. E la ragione è questa: che lo sommo desiderio
di ciascuna cosa, e prima da la natura dato, è lo ritorna-
re a lo suo principio. E però che Dio è principio de le
nostre anime e fattore di quelle simili a sé (sì come è
scritto: «Facciamo l uomo ad imagine e similitudine no-
stra»), essa anima massimamente desidera di tornare a
quello. 15. E sì come peregrino che va per una via per la
quale mai non fue, che ogni casa che da lungi vede crede
che sia l albergo, e non trovando ciò essere, dirizza la
credenza a l altra, e così di casa in casa, tanto che a l al-
bergo viene; così l anima nostra, incontanente che nel
nuovo e mai non fatto cammino di questa vita entra, di-
rizza li occhi al termine del suo sommo bene, e però,
qualunque cosa vede che paia in sé avere alcuno bene,
crede che sia esso. 16. E perché la sua conoscenza prima
è imperfetta, per non essere esperta né dottrinata, pic-
cioli beni le paiono grandi, e però da quelli comincia
prima a desiderare. Onde vedemo li parvuli desiderare
massimamente un pomo; e poi, più procedendo, deside-
rare uno augellino; e poi, più oltre, desiderare bel vesti-
mento; e poi lo cavallo; e poi una donna; e poi ricchezza
non grande, e poi grande, e poi più. E questo incontra
perché in nulla di queste cose truova quella che va cer-
cando, e credela trovare più oltre. 17. Per che vedere si
può che l uno desiderabile sta dinanzi a l altro a li occhi
de la nostra anima per modo quasi piramidale, che l mi-
nimo li cuopre prima tutti, ed è quasi punta de l ultimo
desiderabile, che è Dio, quasi base di tutti. Sì che, quan-
to da la punta ver la base più si procede, maggiori appa-
riscono li desiderabili; e questa è la ragione per che, ac-
quistando, li desiderii umani si fanno più ampii, l uno
appresso de l altro. 18. Veramente così questo cammino
si perde per errore come le strade de la terra. Che sì co-
me d una cittade a un altra di necessitade è una ottima e
Letteratura italiana Einaudi 165
Dante Alighieri - Convivio
dirittissima via, e un altra che sempre se ne dilunga (cioè
quella che va ne l altra parte) e molte altre quale meno
allungandosi e quale meno appressandosi, così ne la vita
umana sono diversi cammini, de li quali uno è veracissi-
mo e un altro è fallacissimo, e certi meno fallaci e certi
meno veraci. 19. E sì come vedemo che quello che dirit-
tissimo vae a la cittade, e compie lo desiderio e dà posa
dopo la fatica, e quello che va in contrario mai nol com-
pie e mai posa dare non può, così ne la nostra vita avvie- [ Pobierz caÅ‚ość w formacie PDF ]
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to quanto lo nuovo raunamento d avere appo alcuno?
Lo quale raunamento nuovi desiderii discuopre, a lo fi-
ne de li quali sanza ingiuria d alcuno venire non si può.
E che altro intende di meditare l una e l altra Ragione,
Canonica dico e Civile, tanto quanto a riparare a la cupi-
ditade che, raunando ricchezze, cresce? 10. Certo assai
lo manifesta e l una e l altra Ragione, se li loro comincia-
menti, dico de la loro scrittura, si leggono. Oh com è
manifesto, anzi manifestissimo, quelle in accrescendo
essere del tutto imperfette, quando di loro altro che im-
perfezione nascere non può, quanto che accolte siano! E
questo è quello che lo testo dice. 11. Veramente qui sur-
ge in dubbio una questione, da non trapassare sanza far-
la e rispondere a quella. Potrebbe dire alcuno calunnia-
tore de la veritade che se, per crescere desiderio
acquistando, le ricchezze sono imperfette e però vili, che
per questa ragione sia imperfetta e vile la scienza, ne
l acquisto de la quale sempre cresce lo desiderio di quel-
la: onde Seneca dice: «Se l uno de li piedi avesse nel se-
pulcro, apprendere vorrei». 12. Ma non è vero che la
scienza sia vile per imperfezione: dunque, per la distru-
zione del consequente, lo crescere desiderio non è ca-
gione di viltade a le ricchezze. Che sia perfetta, è mani-
festo per lo Filosofo nel sesto de l Etica, che dice la
scienza essere perfetta ragione di certe cose. 13. A que-
sta questione brievemente è da rispondere; ma prima è
da vedere se ne l acquisto de la scienza lo desiderio si
sciampia come ne la questione si pone, e se sia per ragio-
ne. Per che io dico che non solamente ne l acquisto de la
Letteratura italiana Einaudi 164
Dante Alighieri - Convivio
scienza e de le ricchezze, ma in ciascuno acquisto l uma-
no desiderio si sciampia, avvegna che per altro e altro
modo. 14. E la ragione è questa: che lo sommo desiderio
di ciascuna cosa, e prima da la natura dato, è lo ritorna-
re a lo suo principio. E però che Dio è principio de le
nostre anime e fattore di quelle simili a sé (sì come è
scritto: «Facciamo l uomo ad imagine e similitudine no-
stra»), essa anima massimamente desidera di tornare a
quello. 15. E sì come peregrino che va per una via per la
quale mai non fue, che ogni casa che da lungi vede crede
che sia l albergo, e non trovando ciò essere, dirizza la
credenza a l altra, e così di casa in casa, tanto che a l al-
bergo viene; così l anima nostra, incontanente che nel
nuovo e mai non fatto cammino di questa vita entra, di-
rizza li occhi al termine del suo sommo bene, e però,
qualunque cosa vede che paia in sé avere alcuno bene,
crede che sia esso. 16. E perché la sua conoscenza prima
è imperfetta, per non essere esperta né dottrinata, pic-
cioli beni le paiono grandi, e però da quelli comincia
prima a desiderare. Onde vedemo li parvuli desiderare
massimamente un pomo; e poi, più procedendo, deside-
rare uno augellino; e poi, più oltre, desiderare bel vesti-
mento; e poi lo cavallo; e poi una donna; e poi ricchezza
non grande, e poi grande, e poi più. E questo incontra
perché in nulla di queste cose truova quella che va cer-
cando, e credela trovare più oltre. 17. Per che vedere si
può che l uno desiderabile sta dinanzi a l altro a li occhi
de la nostra anima per modo quasi piramidale, che l mi-
nimo li cuopre prima tutti, ed è quasi punta de l ultimo
desiderabile, che è Dio, quasi base di tutti. Sì che, quan-
to da la punta ver la base più si procede, maggiori appa-
riscono li desiderabili; e questa è la ragione per che, ac-
quistando, li desiderii umani si fanno più ampii, l uno
appresso de l altro. 18. Veramente così questo cammino
si perde per errore come le strade de la terra. Che sì co-
me d una cittade a un altra di necessitade è una ottima e
Letteratura italiana Einaudi 165
Dante Alighieri - Convivio
dirittissima via, e un altra che sempre se ne dilunga (cioè
quella che va ne l altra parte) e molte altre quale meno
allungandosi e quale meno appressandosi, così ne la vita
umana sono diversi cammini, de li quali uno è veracissi-
mo e un altro è fallacissimo, e certi meno fallaci e certi
meno veraci. 19. E sì come vedemo che quello che dirit-
tissimo vae a la cittade, e compie lo desiderio e dà posa
dopo la fatica, e quello che va in contrario mai nol com-
pie e mai posa dare non può, così ne la nostra vita avvie- [ Pobierz caÅ‚ość w formacie PDF ]