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fidie, turbini di tradimenti ingiusti, Sirti d assassina-
menti scelerati, Cariddi di latrati canini, Scille di morsi
velenosi, scosse di false accuse, voragini di formidabili
prigionie hanno machinato il mio precipizio? Grande
fu la tribulazione del povero Colombo, quando pas-
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sando le colonne, si pose alla impresa del mondo nuo-
vo, dove non solo dall orgoglio di quel mare indomito
fu atterrito, ma tormentato eziandio dalla molestia de
propri compagni. Ed io né più né meno, oltre la molti-
tudine d infinite altre afflizzioni, alle quali son fatto
bersaglio, sono anche flagellato dalle offese degli amici
insidiosi; anzi infin da coloro istessi che hanno esso
Colombo poco felicemente celebrato, mi veggo senza
occasione alcuna, e senza alcun ritegno di modestia, in-
gratissimamente oltraggiato a torto. Ma sì come da
quelle perturbazioni, le quali tentarono d offendermi
nella fortuna e nella vita, son salvo, mercé della Verità,
la qual tuttoché dalle oppressioni della sua avversaria
paia talvolta sommersa, alla fine risorge a galla; così
contro le punture delle lingue livide, le quali si sforza-
no di nocermi nella riputazione e nella fama, non curo
altro riparo che la sofferenza, bastandomi che questi
cotali sieno oggimai dal mondo non meno scherniti che
conosciuti. Ora essendo solito costume de nocchieri
combattuti dalle borasche, votarsi a qualche Deità da
essi adorata, e campati poi appendere al tempio suo o
le vele bagnate, o l antenne rotte, o qualche pezzo di
tavola, avanzo de marittimi furori; ecco ch anch io
uscito libero della pericolosa navigazione di questo va-
sto Oceano, in cui, smarrito il Polo, non mi era rimasa
altra tramontana che il favore di Vostra Signoria Illu-
strissima, vengo a portare innanzi al suo glorioso simu-
lacro, di cui son tanto divoto, con affettuosa dedicazio-
ne la presente Operetta di Sculture, quasi offerta
votiva, e quasi reliquia raccolta da frammenti di quelle
merci cadute e sparse per l onde, quando io era a ri-
schio di perdermi. Sono alquanto tardo a sodisfare alla
obligazione di questo tributo, essendomi stato impossi-
bile il farlo prima per lo disturbo d altri accidenti; ma
le tarde oblazioni sogliono esser non men gradite dalla
benignità degli animi celesti, che le tempestive, quando
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da altrettanta prontezza è contrapesata la tardanza. Ed
il baciare a Vostra Signoria Illustrissima reverente le
mani, vaglia per fine di questa.
Di Parigi a dì 16 Novembre 1619.
Di V. S. Illustriss.
Devotissimo Servitore
Il Cavalier Marino
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STATUE
[1]
apollo in belvedere
Quant è bello e vezzoso
questo marmoreo Arcier, Nume di Delo,
tanto fiero e sdegnoso
par che minacci e scocchi
assai più da begli occhi ire e vendette, 5
che da la man saette.
E se Pontifical pietoso zelo
già disarmato non l avesse, e scarco
e di quadrella e d arco,
Niobe se ben di senso ha il petto casso, 10
fatta ancor sasso, il temeria di sasso.
[2]
andromeda
Veggio la bella ignuda
volger pietoso il guardo in su l arena
a la fiera Balena.
Veggio Perseo, ch a l Orca ingorda e cruda
scopre l orribil testa, 5
e veggio il mostro rio che marmo resta.
Ma che resti di marmo,
non so s opra sia questa,
(veggendo ch è scolpita ogni sua parte)
di Medusa, d Amore, o pur de l Arte. 10
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[3]
protheo
Perché di sasso sia,
chi vorrà dir già mai che sia mentito
questo Protheo scolpito?
Ah ch egli è Protheo! E qual miracol fia,
se chi cangia a sua voglia aspetto e forma 5
in sasso or si trasforma?
[4]
medusa
Qual credi tu che fusse il vivo aspetto,
se  l volto mio, ben che di vita casso,
altrui fa divenir rigido sasso,
di tal veleno ha il fiero ciglio infetto?
Tu, che t affisi in sì tremendo oggetto, 5
volgi altrove lo sguardo, o tienlo basso,
se qui fermando pur stupido il passo
di trasformarti in me non hai diletto.
Ah fuggi, o torci i vaghi lumi indietro,
ché se ben marmo io son, virtù fatale 10
spiro dagli occhi, ond ogni corpo impètro.
Non so se mi scolpì scarpel mortale,
o specchiando me stessa in chiaro vetro
la propria vista mia mi fece tale.
[4a]
medusa
Ancor viva si mira
Medusa in viva pietra;
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e chi gli occhi in lei gira,
pur di stupore impètra.
Saggio Scultor, tu così  l marmo avivi, 5
che son di marmo a lato al marmo i vivi.
[5]
venere ignuda di fidia
La Dea che  n Cipro e  n Amathunta impera,
quando o dove a te fidia ignuda apparse?
Forse quando l Egeo, che d Amor n arse,
solcò nascente in su la conca altera?
O pur allor che da la terza sfera 5
al Troiano Pastor venne a mostrarse?
O lei vedesti i bei membri lavarse
là ne fonti di Pafo e di Cithera?
Forse (e ben esser può) scolpisti lei
mentre che  n braccio al fero Dio de l armi 10
era vago spettacolo agli Dei?
Così pens io, né meraviglia parmi,
ché s ogni Dio vi fu, tu pur Dio sei,
ch uomo non è chi può dar vita a marmi.
[6]
amore ch incurva l arco
T ammiri, o tu che miri,
ch io per piegar quest arco, acciò che poi
dritto colpisca il segno,
impieghi tanta forza, e tanto ingegno;
e m hai forse ripreso 5
che ben che ad ambe man la corda io tiri,
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ancor non l abbia teso.
Ah scusarmi ben puoi:
son fanciullo impotente,
e  l sasso è troppo duro, e nol consente. 10
[7]
amor che dorme in una fontana
Ben che di fredda pietra
sovra l umida sponda
senza face e faretra
mi giaccia, e dorma al dolce suon de l onda,
alcun però non sia ç
che sprezzi il mio valor, la fiamma mia;
né l affidi il vedere
ch Amor fatto di pietra acque distille:
ché da le pietre ancora escon faville.
[7a]
amor che dorme in una fontana
Qual meraviglia fia
che lacci ordisca, e che saette scocchi,
ancor che dorma, e che di sasso io sia?
Chi non sa ch ancor vivo
son di sasso, e non sento 5
altrui prego o lamento?
E non sapete, o sciocchi,
ch ancor quando non dormo, ho chiusi gli occhi?
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